
Centrini
Tanti e tanti anni fa ve ne era uno per ogni soprammobile e anche le poltrone esibivano un poggiatesta di pizzo. Come testimoniano le case dei nostri anziani, tavole, tavolini e comò erano disseminati di centri e centrini, quadrati, rettangolari o rotondi, all’uncinetto, bianchi o écru, spesso a far da pendant a tovaglie o copriletti. In cucina erano ammessi centrini di lino colorato, ricamati a punto intaglio, rotondi od ovali, a volte con una geometria un po’ approssimativa, quindi quasi rotondi od ovali, con orli comunque perfetti.
L’apoteosi della simmetria era rappresentata dai centrini a ferri, cerchi perfetti, leggerissimi, impalpabili come fiocchi di neve, delicati come le aureole dei santi. Cristina non può far a meno di comprarli ai mercatini e, mostrandoli, premette di star raccogliendo una collezione, per prevenire ogni domanda sulla loro attuale collocazione. Si può collezionare di tutto: tartarughe o gufi di ceramica, vecchie pipe, stampe giapponesi, palle di vetro con la neve. Laura sa di poter contare su quegli esemplari, quadrati o rettangolari, che sembrano fatti apposta per diventare copertine per le sue bambole, dando ai loro lettini tutto l’incanto dei lavori della nonna.