
Dolce dormire
Cristina guarda con affetto i due orsetti, dormono un letargo sereno, anche se hanno qualche problema d’identità: hanno messo da parte noci per i brevi risvegli, sono così piccoli che pensano di essere scoiattoli. Il sonno pesante, i visetti lisci e distesi, la fronte mai corrugata, sono i doni dell’infanzia e lei, pensionata da soli quindici giorni, sta rassegnandosi all’idea che, condizionata da quarant’anni di abitudine, si sveglierà sempre alle sei e mezzo, anche se fuori è buoi pesto.
Non può lamentarsene con Laura, che va a scuola puntuale tutte le mattine e no ha la prospettiva di cambiare i suoi ritmi nei prossimi sei anni, così contempla gli orsetti dormienti, personaggi gentili di una bella favola che non somiglia alla realtà.