
Murrine all’uncinetto
Fare un centrino può, a livello simbolico, avere tante implicazioni, consce e inconsce. È sperare che il tempo dei centrini non sia del tutto tramontato: soprammobili (inutili) si fanno ammirare su arabeschi di pizzo, bianchi e tondi come atolli corallini (coronamento dell’inutile). È divertirsi usando fili sottilissimi e disegni complicati, senza dover esercitasi nella pazienza di Penelope: i centrini sono piccoli. È reinventare una cosa che la tradizione ripropone secondo schemi collaudati, allora l’ambizione è di fare il centrino unico, ma non irripetibile, potrebbero nascerne tanti uguali per inaugurare un filone nuovo.
Comunque è divertente, e se non ci si diverte perché mai sottoporsi a ore di lavoro per produrre una cosina da niente? Cristina ha usato un cotone strano, con colori vivaci e un filino di nero, colore quasi vietato alle uncinettiste, che si orientano bene nella gamma tra il bianco e il beige. L’ispirazione nasce dalle murrine veneziane: lucido il vetro, opaco il filato, insieme si godono il posto d’onore sul comò.