
San Martino
San Martin xe ‘ndà in sofita a trovar ea so’ novissa
so’ novissa no ghe gera
San Martin col cul par tera
Urlata il più possibile, accompagnata da un forsennato battere di mestoli su coperchi, questa cantilena è al centro dei festeggiamenti dell’undici novembre a Venezia. I nostri bimbi non hanno visetti sporchi, né buchi nei maglioni, ma fanno di tutto per comporre masnade sgangherate di piccoli accattoni che cantano a squarciagola.
È da poco passato Halloween, festa presa in prestito, che con il suo motto “o dolcetto o scherzetto” ricorda il carnevale che annuncia la fine dell’inverno. San Martino invece anticipa il gran freddo che tutti i poveri devono saper affrontare con allegria, sperando che qualche anima buona sia disponibile a condividere il proprio mantello. La condivisione è più bella di qualsiasi elemosina, e poi non si chiede al santo di smontare da cavallo, soprattutto se il cavallo é di pasta frolla con finimenti di cioccolata. Non sappiamo come Martino abbia trovato una fidanzata, ea novissa appunto, sono così pochi i Santi sposati, rarissimi quelli fidanzati: un bacio è peccato, uno sguardo o un sorriso forse no, ma non accendono certo l’aureola che brilla sul capo di chi si conserva casto e puro.
Alessandro a due anni parla appena, ma ha il dono della sintesi: continua a ripetere “e zac….al poveretto!” È affascinato dalla spada, e fa il gesto di tagliare in due il mantello. Meno male che siamo avvisati delle intenzioni del nostro cavaliere, perché Ale mette nella pantomima tutto il suo ardore guerresco: sembra proprio che Martino stia sbudellando un avversario in battaglia, poveretto lui!
“un bacio è peccato, uno sguardo o un sorriso forse no, ma non accendono certo l’aureola che brilla sul capo di chi si conserva casto e puro”. Siete fantastiche! Un bacio!